"I primi dubbi iniziano all'ingresso, dando uno sguardo alla libreria, dove compaiono più di un titolo nostalgico. Secondo dubbio: la nostra prenotazione, fatta quella stessa mattina, non appare nella lista, ma ci dicono comunque che possiamo sederci. L'ambiente è caratteristico, sì, ma soffocante. Terza preoccupazione: non c'è alcuna voce nel menu per il vino al calice: ci viene portata in fretta una bottiglia già stappata (da quanto tempo?, senza alcuna indicazione su come e quanto si pagherà; una pratica mai vista prima, sotto la quale è difficile non sentirsi derubati. Tra i piatti che ci vengono serviti (a prezzi tutt'altro che da trattoria), uno risulta praticamente immangiabile, a meno che non si rimuova con attenzione la polpa o si succhi la massa di ossa (doveva essere coniglio adagiato su uno spesso strato di olio, spesso un centimetro). In sintesi: digerirò venti grammi di carne dopo 48 ore di nausea. Non ha senso sperare nel potere digestivo degli amari, dato che questi ultimi sono una bottiglia di sciroppo vagamente zuccherato, che se volessi usarlo come intingolo per una torta per bambini andrebbe benissimo. Per quanto riguarda il capolavoro del falso sconto alla cassa (dopo che un altro cliente ci ha elegantemente sorpassato), adieu, Sor Bruno."